Nel senso che tra la casa automobilistica bavarese e l’Italia vi sono stati molti punti di contatto. Ma forse quello più emblematico è dato dal caso dell’Isetta. Che è da menzionare, con la ricorrenza del primo secolo di vita dell’azienda che tanto ha rappresentato dell’industria tedesca nel mondo.
L’Isetta nacque come automobilina a basso prezzo per due persone, con un design assolutamente inedito e geniale. Sul piano ingegneristico fu elaborata da Ermenegildo Preti e Raggi, progettisti aeronautici e sul piano del design fu perfezionata da Giovanni Michelotti (che avrebbe firmato una serie di BMW, Alpine, DAF, Triumph, Maserati e Lancia soprattutto negli anni ’60). Una pianta a trapezio allungato, quasi triangolare e due ruote posteriori ravvicinatissime, che evitavano la necessità del differenziale. Un motore monocilindrico a due tempi di 200 cc posto accanto alle ruote posteriori e, sul davanti, il portellone unico con vetro panoramico che consentiva l’accesso al divano a due posti.
Piccolissima. Non che vi fossero problemi di traffico: c’erano problemi di prezzi e l’Isetta costava poco. Ma non si vendette molto in Italia. Per questo il proprietario, Renzo Rivolta, fu felice di cedere il progetto alla BMW che nel 1955 prese a produrla in Germania, con il monocilindro 250 motociclistico. Ed ebbe un grande successo, contribuendo a salvare l’azienda dalla crisi postbellica
Perché la BMW ha sempre prodotto motori di valore, ma ha sempre sofferto il destino infausto delle avventure belliche tedesche. O forse fausto, perché fu dopo che la Germania perse la Prima guerra mondiale che dovette smettere di produrre aerei e darsi alle moto.
La BMW era nata il 7 marzo 1916. Si trattò di una ristrutturazione e ampliamento dell’industria Gustav Otto Flugmaschinenfabrik Munchen (Aeroplani Gustav Otto di Monaco) che già n presenza operava nell’aeroporto di Monaco di Baviera, col nome Otto-Werke, Munchen, di Gusstav Otto. Questi era l’ingegnere figlio dell’inventore del motore a quattro tempi e aveva dato vita all’azienda che prendeva il suo nome e produceva biplani. Con la Prima guerra mondiale sulla base di un cospicuo rifinanziamento di imprenditori bavaresi nacque Bayerische Flugzeuggwerke Aktiengesellschaft con un capitale di un milione di marchi.
Poi l’azienda fu ancora più volte ristrutturata, in particolare grazie agli investimenti di Camillo Castiglioni, figlio del rabbino capo di Trieste e appassionato di aviazione. E nel 1922 Castiglioni divenne il principale azionista di quella che nel frattempo aveva mutato nome in Bayrische Motoren Werke (BMW) e aveva smesos di costruire gli aerei e cominciato a produrre motocicli di 500 cc.
Tuttavia i motori prodotti da BMW continuarono a essere esportati e apprezzato all’estero, come parte delle riparazioni di guerra. E quando nel ’29 si sollevò il divieto di costruire aerei, fu pronta a reinserirsi nel mercato, tanto che un decennio più tardi produsse i motori per il primo aereo a reazione, il Messerschmitt Me 262, che trovò anche impiego bellico nel secondo conflitto.
Nel ’33, anno infausto per la Germania, la BMW aveva preso a fabbricare automobili caratterizzate da un radiatore angolato sul fronte, con due prese d’aria oblunghe verticali, che sarebbero rimaste nel tempo come segno caratteristico delle sue produzioni a quattro ruote. E fu proprio su queste che puntò una volta finito il secondo conflitto: ma con scarsi risultati. Erano auto troppo di lusso per la penuria prevalente all’epoca.
Per questo la scelta di acquistare il progetto Isetta e venderlo in Germania fu vincente. Rispondeva alle necessità di una clientela con un budget ancora molto limitato.
E la genialità del progetto, e la peculiarità del design erano un plus che favoriva il successo.
A guardarla oggi ci si rende conto di quanto innovativo fosse il disegno. E ci si chiede se, in quest’epoca di revival (la VW col suo Maggiolino rivisto e ampliato, la FIAT con la sua 500 rivista, ampliata e riproposta in ogni salsa) e di minivetture da città (con la Smart capofila) non avrebbe senso che anche la BMW non riproponga la sua “Isetta”. Piccola, confortevole, con lunotto panoramico, capace di parcheggiare ovunque. E soprattutto originalissima.
di Leonardo Servadio